Contest di scrittura "storie di Valoran"

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    Benvenuti al primo contest di scrittura del forum, basato sul famoso gioco "League of Legends", il MOBA (arena di battaglia multigiocatore online) che sta spopolando in italia al momento. In questo contest sarà premiata la one-shot più bella, scelta ovviamente dagli utenti, e il suo autore riceverà in premio €7.50 di RP, da usare come meglio crede su LoL.
    La one-shot dovrà essere basata sui champon di League of Legends, senza original character e non ambientata in altri universi o nuove città. La one-shot dovrà avere una lunghezza minima di 600 parole e massima di 1700. Dovrà essere originale, non tradotta da altre lingue, e le iscrizioni saranno chiuse il 07/04. Il minimo di iscritti saranno 3, senza limiti massimi di iscritti. Potete anche iniziare a iscrivervi e postare successivamente la one-shot. Il contest durerà due settimane, e non saranno permessi auto voti o doppi account.
    Ecco qui tutti i premi:

    - premio di €7.50 in RP su League of Legends (solo al primo classificato)
    - 3 richieste grafiche
    - 5 voti ad un contest

    Per iscrivervi, copiate e compilate il codice sottostante ;)
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    <b>T</b>itolo One Shot:
    <b>T</b>esto One Shot: Sotto spoiler, grazie


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    -Nemesis- - La Nascita
    Era abbastanza presto quando Riha decise di alzarsi, le abitudini erano dure a morire, soprattutto dopo un matrimonio; la ragazza dai lunghi capelli blu sorrise...”matrimonio”...finalmente aveva sposato l'uomo della sua vita. La tenue luce del sole la colpì in viso e rapida preparò il tè mattutino, il suo amato si sarebbe svegliato di li a poco e sarebbe partito per la ronda del giorno; la guerra non perdonava e la patria, Ionia, aveva bisogno di tutti i soldati possibili per resistere. Passi possenti fecero scattare Riha che si voltò per osservare, con i suoi incantevoli occhi ocra, l'uomo che stava giungendo; la robusta e muscolosa corporatura era accompagnata da un volto delicato e serio, i capelli corti e castani come la dura terra, lisci come le foglie, ornavano quegli occhi azzurro cielo.
    -Buongiorno Shinjo...- disse la giovane baciandolo ed abbracciandogli il petto ancora nudo.
    -Ben sveglia amore- l'uomo sorseggiò con gusto il tè, poi si alzò e si preparò per la ronda; avvolse tutto il tronco con candide bende,afferrò la pesante armatura e la infilò senza sforzi, infine aprì il grande armadio per prendere la spada e si voltò verso l'amata.
    Lei lo guardò dolcemente e lo salutò come ogni altra volta e appena lui uscì, lei corse alla finestra per guardarlo ancora un ultima volta; pacata cominciò a pulire le tazze ormai vuote, ma un sentimento d'angoscia pervase la sua anima, il cuore batté forte e la gola si chiuse in un groviglio di nodi. Tentò di non pensarci, provò più volte a distrarsi invano e alla fine quello strano presentimento prese forma... un suono, un segno, tutto stava cambiando. Il corno nemico fischiò possente nell'aria e Riha sgranò gli occhi, i nemici erano troppo vicini; lasciò rapida le tazze frantumandole al suolo e corse nella direzione in cui aveva visto scomparire il suo amato.
    -SHINJO!!!!!!!- urlò come mai, invocò il suo nome mille volte, corse, corse, udendo solo lamenti e suoni frastornati, senza mai arrivare. Le gambe le dolevano, i piedi le pulsavano, ogni parte del suo corpo implorava pietà, ma lei non poteva fermarsi; corse a lungo prima di arrivare ai confini di Ionia, ma lo spettacolo che l'attendeva non era dei migliori. L'esercito dei Noxus era già all'orizzonte e i soldati della patria erano solo decoro per il terreno arido; mille cadaveri erano accasciati al suolo, mille famiglie avrebbero dannato quel giorno. Riha si portò le mani alla bocca, tentando di soffocare i forti singhiozzi che le mozzavano il fiato, pregò, invocando ogni divinità, nella speranza di non trovare in quel mare di sangue il suo sposo. Camminò lenta fra i corpi esanime scrutando i volti mutilati e i corpi ormai a pezzi, gli occhi lucidi complicavano solo le cose; vagò per pochi minuti, l'ampia vallata non era decisamente vasta, respirò piano e si avvicinò agli ultimi cadaveri, i più lontani dalla città e dalla fitta selva che si estendeva sulla destra.
    Giunta al penultimo, sull' ala est della radura, soffocò il dolore e crollò al suolo... il suo Shinjo era lì, fermo e freddo al suolo con gli occhi sbarrati; la sua forza non era servita a nulla, il suo coraggio, la sua passione erano stati distrutti dall'ira nemica. Riha lo fissò, gli accarezzò il volto per un ultima volta e poi pianse, oh quanto pianse, pensando ai giorni felici e ad un futuro distrutto; gli occhi si seccarono e più piangeva, più faceva male. -Shinjo... amore - le parole le si bloccarono in gola e furono sostituite da grida di disperazione, il suo cuore era andato in frantumi, i ricordi l'avevano ancorata in una voragine senza fine.
    A stento si sollevò e tremante si allontanò dal corpo, con il kimono sporco di sangue si trascinò ai margini della foresta, ora avrebbe solo voluto morire. Esausta per i pochi passi si buttò al suolo, lasciando che la terra la inghiottisse, ma poi vide la sua piccola speranza; una volpe dalle molteplici code fissava il suo amato. La sorprendente quantità di code poco importava alla giovane, poiché associava quel fenomeno alla follia del momento o semplicemente agli occhi lucidi e gonfi per il pianto; l'animale selvatico intanto si avvicinava sempre più all'uomo, era la sua occasione. Riha decise, si sarebbe lanciata contro l'animale per proteggere e salvare il cadavere del suo compagno e magari, se fosse stata davvero fortunata, sarebbe stata aggredita dall'animale e avrebbe raggiunto il suo amato, grazie alle molteplici ferite.
    La volpe era pronta stava per scattare, una luce dorata avvolse l'animale, Riha si alzò,scattante e sicura, e con uno balzo saltò sulla creatura, che rimase allibita di fronte la figura femminile; l'alone di luce avvolse anche la ragazza, che fu investita da mille emozioni. I corpi si unirono, le coscienze si mescolarono, l'immaginabile si era compiuto; la nuova creatura era nata e svenendo al suolo ricominciò la sua vita.

    La creatura aprì gli occhi, scrutando il cielo che era divenuto color arancio, osservò le sue mani, umide e fangose; pensò molto e concluse che probabilmente aveva piovuto, inoltre il sangue odorava di marcio, puzzava di morte, doveva essere rimasto in stagno per almeno due giorni. Subito si sorprese delle sue notevoli capacità di giudizio, così si mise in piedi e s'interessò del suo nuovo corpo; non ci volle molto per ricordare, si era fusa con un essere umano, ma non con l'individuo che aveva scelto. Un errore, un banale errore di valutazione che le aveva regalato un corpo alto e snello, sicuramente molto attraente. I ricordi della ragazza erano uniti a quella della sua vera essenza, della volpe, e la figura di quell'uomo, steso a terra senza vita, non evocava sentimenti allegri; ora contava solo una cosa, Ahri era tornata.
    Corse via allontanandosi dalla valle e tornando in città, guidata dai ricordi della ragazza; giunse in una piccola casa, molto ordinata e luminosa, si cambiò scegliendo un altro kimono e si specchio notando il suo cambiamento, come i piccoli segni che le marcavano le guance, oppure le nove code che ornavano la sua schiena. Pronta per uscire attese la notte e comprese che il legame con la mortale non era abbastanza forte per resistere una vita intera, doveva trovare vittime per la sua sopravvivenza.
    Molteplici notti vagò per i vicoli delle città, adescando uomini e prosciugando la loro linfa vitale; con il fascino, che solo le mortali possiedono, attirò i maschi umani più possenti ed attraenti, per poi avvolgerli con le lunghe e morbide code e soffocarli assorbendo la loro vita. Era divertente vivere in quel modo, era eccitante la passione di attimi impalpabili, ma non poteva durare a lungo ed Ahri ne era consapevole.
    Una, come le tante altri notti, passeggiò per i vicoli della capitale, fino ad incontrare un uomo molto misterioso; era il sedicesimo giorno di digiuno ed aveva fame, il legame era debole.
    Si avvicinò allo sconosciuto giocherellando con i lunghi capelli ed appena fu abbastanza vicina, scrutò per bene il suo aspetto; i capelli neri coprivano gli zigomi alti e lo scuro cappello nascondeva i suoi occhi. Lui sorrise, l'aveva notata. -Non è buona zona per una fanciulla come voi- disse gentilmente.
    -Non lo è nemmeno per un uomo così affascinante, che potrebbe tranquillamente essere nelle taverne più in voga- rispose rapida con tono seducente. La voce di lui aveva un non so che di familiare per Ahri, ma probabilmente era solo la sua parte umana che si faceva sentire. La creatura si accostò all'uomo e gli accarezzò il braccio possente; subito un brivido le percorse la candida schiena.
    -Chi sei, bell'uomo?- lui sorrise compiaciuto.
    -Tutti mi chiamano Twisted Fate... ma tu, beh tu chiamami Dylan- Nome falso ovviamente, ma era assolutamente scontato, nessuno avrebbe fornito il proprio nome ad una sconosciuta incontrata in un vicolo. Lei inarcò le labbra soddisfatta e gli si mise davanti, affondando le mani nella sua camicia; sospirò lievemente e gli baciò il collo. Lui si rilassò, divaricando leggermente le gambe e stringendola a sé con le muscolose braccia. Nonostante l'apparente esile corpo era esile e veloce, infatti scattò ribaltando la situazione; Ahri si ritrovò con le spalle contro la parete del vicolo e lui che la teneva ferma in una dolce presa, così che le code di lei fossero bloccate. La creatura non si arrese, aveva fame; sinuosa come un serpente fece scivolare una mano sotto al mento di “Dylan” e mirò subito al cappello, voleva vedere il volto di lui. Quando lo sollevò , bastò poco per poter scrutare gli occhi e Ahri scattò per lo stupore; quelle iridi, mix tra l'azzurro ed il rosso, le facevano male, così male che non poteva guardarli, così male che sembravano essere un ricordo. Mentre accarezzava la figura di lui con le bianche punte delle code, un solo nome le riempì la mente, Shinjo. Presa dall'istinto puro scattò in avanti ed, ignorando le conseguenze, lo baciò, lasciando affondare le proprie candide labbra in quelle dell' uomo.
    Dylan si godette il momento, poi scattante si allontanò da lei ...-Ci rivedremo presto-...disse e se ne andò, lasciando sola la povera Ahri, in preda a rimorsi e dolori incomprensibili, sentimenti contrastanti. Non aveva nutrito la sua magia, rendendo il legame ancora più debole, non aveva reagito secondo azioni logiche, ma solo secondo istinto; non vi era alcun dubbio, la parte umana aveva preso il sopravvento spinta dai ricordi. Non poteva continuare così, non poteva assassinare tutti gli uomini che incontrava, la situazione doveva cambiare. Rapida decise di fuggire lontano, via da ogni vivente e da ogni pensiero, e di trovare un posto dove placare la coscienza, che aveva ancora vita in sé.


    Sousei Seki - Tought of two sister
    Morgana si guardò attorno, confusa, per poi avviarsi verso quella che sarebbe stata la sua nuova casa, Runeterra. Non sapeva molto di quel posto. In realtà, non ne sapeva quasi nulla. Sapeva che era abitato da strane creature, ma le sue conoscenze si fermavano a quello.
    Alle sue spalle, vi era la sua vera casa, dove non poteva più tornare. Lì c'erano la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita.
    Lì c'era sua sorella, Kayle.
    A quel pensiero, Morgana si fermò, quasi sentendo le sue ali lacerarsi di nuovo. Era lei quella a cui aveva sempre guardato. Era stata lei a fare da giudice, giudicante e boia. Kayle le aveva squarciato le ali, disconoscendola come sua sorella, e indicandola, invece, come sua nemica.
    Aveva solo tentato di salvare delle vite. Morgana riconosceva che non era innocente, che la sua magia non era 'pura e luminosa' come quella di Kayle. Ma ciò non aveva mai intaccato il loro rapporto. Non fino a quel momento.
    Si stava nascondendo dalle truppe di Kayle. Era andata in quelle lande solo per cercare un libro, quando aveva visto una madre tentare si salvare suo figlio. Quella scena le aveva fatto aprire gli occhi. Quella guerra stava durando da troppo, e stava causando morti inutili da entrambe le parti.
    Non erano solo loro ad essere feriti. Quelle creature che Kayle spacciava per 'malvagie' avevano un cuore e dei valori simili ai loro. Non poteva permettere a quella inutile guerra di andare avanti. Doveva trovare il modo far ragionare Kayle.

    A quel ricordo sorrise, un sorriso storto e triste. Kayle l'aveva sentita, ma non l'aveva ascoltata davvero. Le aveva detto di smettere di proseguire i suoi studi e i suoi stupidi ideali, e di non preoccuparsi.
    Per lei, Kayle era sempre stata sua sorella, si erano sempre protette e difese a vicenda, quando erano piccole. Ma era passato tempo da quei giorni. La guerra aveva corrotto Kayle, eppure, mentre la esiliava, aveva visto una sorta di silente scusa negli occhi di Kayle.
    Nonostante ciò, non riusciva a trovare il modo di giustificare le sue azioni. L’aveva privata della libertà di volare e di scelta, rendendola simile a qualunque altro. Con quei tristi pensieri, si diresse verso quel mondo a lei sconosciuto.


    Kayle guardò la figura della sorella sparire all’orizzonte, prima di riporre la spada insanguinata del suo sangue. No, non era più sua sorella. L’aveva ripudiata davanti a tutti, e con quali accuse? Solo quella di avere un’idea diversa. Era stata una stupida.
    Ma doveva farlo. Morgana si stava mettendo in pericolo da sola, e lì non era più al sicuro, ormai. Però non sarebbe neanche stata al sicuro lì fuori.
    Kayle si diresse verso i suoi alloggi, con un peso opprimente in petto. Guardò il corridoio vuoto, provando un senso di smarrimento a non trovare Morgana ad aspettarla, trovandola a leggere un libro. Trovava confortante quella routine quotidiana, ma aveva sempre fatto credere a tutti, Morgana inclusa, che quel comportamento le desse fastidio.
    ‘Non è neanche passata un’ora, e già mi sto pentendo di averla cacciata. Mi avevano chiesto di proteggerla, e l’unica cosa che sono stata in grado di fare è stata mandarla in un luogo sconosciuto.’ In quei giorni, pressata dalle altre sfere che volevano che cacciasse la sorella, aveva trattato male Morgana, senza aver cura dei suoi sentimenti, trattandola come un animale indifeso. E la reazione della sorella non si era fatta attendere. Le aveva dimostrato di avere degli artigli affilati, sfidandola apertamente davanti a tutti.
    Se fossero state in privato, avrebbe ragionato con calma e avrebbe fatto finta che nulla fosse successo. Ma non erano in privato. Morgana, sfidandola apertamente, l’aveva costretta a reagire, e lei non poteva chiudere un occhio. Farlo avrebbe significato essere deboli e, ad un passo della vittoria, non poteva permetterselo. Arrivata in camera, si tolse l’armatura, buttandola in un angolo, senza neanche badare a pulirla. La spada fece ben presto la stessa fine, e l’angelo si stese sul letto matrimoniale aveva sempre ospitato lei e, spesso, anche la sorella.
    Chiuse gli occhi, tentando di prendere sonno, senza riuscirci. Si rigirò nel letto, cercando una posizione confortevole, senza trovarla. Solo dopo un po’ si rese conto che, inconsciamente, stava cercando Morgana.
    Ma lei non è più qui. Se n’è andata, e non tornerà mai più.
    Le sue lacrime bagnarono il cuscino, senza che lei tentasse di fermarle, anzi, ne aveva bisogno.
    Voleva andare da Morgana, voleva dirle che aveva sbagliato ad esiliarla e a ferirla. E l’avrebbe fatto. Eppure, non poteva lasciare la sua patria in balia dei nemici. Se voleva andarsene, doveva vincere la guerra.



    Il nuovo campione della lega sospirò, mettendosi una mano tra i capelli. Era finalmente lì, dopo tanti problemi, e la prima cosa che faceva era quasi ammazzare la persona per cui era entrata nella lega. Non si erano riconosciute. E come avrebbero potuto? Entrambe erano cambiate così tanto dall’ultima volta che si erano viste. Maledì gli invocatori, che avevano giocato questo brutto tiro. E maledì se stessa per essere stata così stupida da non notare che quella era sua sorella. Kayle si guardò allo specchio, notando la sua somiglianza con Luxanna, somiglianza causata dalla mancanza delle ali. Infatti, lei le aveva perse nell’ultima battaglia, quando aveva vinto la guerra. Però, con essa sembrava aver perso anche l’aureola. Non che gliene importasse più di tanto.
    Ripensò al match a cui aveva partecipato poco prima. Era andata nella linea di mezzo, dato che era abituata a combattere da sola. Il campione nemico – una donna dai capelli porpora e occhi dello stesso colore – non le diceva nulla. Eppure, avrebbe dovuto capirlo dalle ali mal ridotte, che era lei. Appena aveva compreso come si muoveva il suo nemico, non aveva trovato problemi a costringerla sotto torre. Più di una volta l’aveva fatta arretrare ferita, e non se n’era pentita. Il senso di colpa era arrivato solo quando i suo compagni di squadra si erano complimentati con lei perché riusciva a tener testa a Morgana.
    Si era oscurata in viso, ma non si era fermata, pur se aveva perso la voglia di combattere, seguendo la voce dell’evocatore che la guidava.
    Uscì dalla sua camera, sentendo un improvviso bisogno di aria fresca e, vagando in giro per la lega, riuscì a trovare un giardino. Questo le ricordava casa e sorrise, iniziando ad esplorarlo con calma. Mentre camminava, notò una figura a lei familiare dormire sotto un albero, con un libro tra le mani. ‘Morgana… non cambierai mai, non è così?’ pensò la bionda, avvicinandosi senza far rumore, per poi toglierle il libro tra le mani per poggiarlo a terra, come aveva sempre fatto in passato. Si sedette al suo fianco, accontentandosi semplicemente di guardarla dormire. Sapeva che, se la sorella fosse stata sveglia, non le avrebbe concesso di restare al suo fianco. Però, Kayle si accontentava anche di rimanere al suo fianco mentre dormiva, pur di starle vicino.

    Morgana si risvegliò mentre il sole tramontava. Si guardò attorno, come cercando qualcuno, ma non vide nulla: era sola, ma, mentre dormiva, le era sembrato che qualcuno stesse vegliando il suo sonno per proteggerla. Guardò il libro, messo a terra e con una foglia a tenere il segno. C’era solo una persona in tutto il mondo che aveva quest’abitudine, ma ciò provava solo che lei era stata lì. Sorrise tra se e se, contenta, sotto sotto, che la sorella fosse lì. Non le importava se si sarebbero scontrate innumerevoli volte. Se Kayle era lì, voleva dire che era viva. Voleva dire che le voleva bene.


    Genesy94 - La rosa di Noxus e la cappellaia matta
    Avevo deciso di andare a Piltover per conoscere il famigerato sceriffo della città, Caitlyn. Era temuta da tutti e continuava ad arrestare i criminali tranne uno, ma questi erano dettagli. Per precisare, mi trovavo da quelle parti anche per assassinare un uomo ma era un incarico troppo noioso. Piltover era una cittadella piccola dove tutti conoscevano tutti, così decisi di andare nella prima taverna che vidi per chiedere alcune informazioni, l'unico problema era l'uomo che si trovava seduto sulla panchina all'entrata, Garen. Era un fottuto paladino di Damacia che aveva preso una cotta per me, un vero colpo di fulmine ed era il mio incubo peggiore << Katarina... >> sussurrò il mio nome con quell'aria da pesce lesso. Si alzò, mentre io me la diedi a gambe. Lui iniziò a corrermi dietro. Correvo per i vicoletti di quella cittadella, urlando irata << Finiscila di seguirmi! Ma che diamine vuoi da me?! >> Svoltai un angolo e mi sentii tirare da qualcuno in un edificio. Mi ritrovai una splendida ragazza che indossava un cappello buffo che mi guardava. Aveva i capelli neri e lunghi e un viso dolce, con due grandi occhi castani. << Presa! >> Al primo momento non capii il vero significato di ciò che voleva dirmi ma poi mi accorsi che mi aveva ammanettata << C-Cosa?! Ma che diamine! Toglimi subito queste manette! >> esclamai arrabbiata. Lei mi guardò con aria alquanto sconvolta per prendermi in giro e poi mi rispose con voce provocatoria << Perché dovrei farlo?... >> Sospirai con aria affranta, poi la buttai contro il muro e le bloccai le mani sotto le mie << Altrimenti... Altrimenti ti prenderò io in un modo diverso >> e le infilai una gamba in mezzo alle sue. Ero proprio curiosa della sua reazione e anche se un po' scontata, emise un urlo che fece allarmare Garen che mi stava ancora cercando, giusto come era nei miei piani e sfondò la porta, gridando << Damacia! >> sembrando un turbine violento. Usai il suo attacco per rompere la catena che mi teneva legata a Caitlyn. Scappai dalla finestra << Grazie... tesoro! >> e feci un occhiolino rivolto a Caitlyn solo che Garen era così emozionato che sembrava stesse per svenire. Durante la giornata mi informai sull'edificio dove ero stata e scoprii che era la casa di Caitlyn. Avevo ancora la manetta attaccata al polso, così la sera bussai alla sua finestra, quella del secondo piano. Mi guardava dai vetri con aria scocciata, mentre io me ne stavo fuori a morire dal freddo. Indossava una camicia da notte aderente che lasciava molta immaginazione << Apri! >> esclamai stizzita, mentre lei con un sorrisetto continuava a guardarmi, poi si decise ed aprì. Entrai, tenendomi a distanza di sicurezza << Insomma, che scortese lasciare fuori un ospite. >> le dissi, sistemandomi una ciocca di capelli e guardandola con aria di superiorità. << Ospite indesiderato. E poi che vuoi da me? Queste? >> mi rispose, facendomi vedere un mazzetto di chiavi che si infilò in mezzo ai seni << Perché non le vieni a prendere? >> La guardai di sottecchi, molto indecisa su ciò che dovevo fare e sul fatto che potesse essere una trappola. << Mi stai prendendo in giro?... >> le domandai e lei con quel sorrisetto malizioso, si andò a stendere sul letto rispondendomi con aria provocatoria << Le occasioni si colgono al balzo e questa è un occasione d'oro... >>
    La guardai e deglutii << Credi di essere tanto bella? Sei proprio modesta. >> e con un colpo di mano, scossi la mia chioma ramata per fare più effetto << Io, Katarina di Noxus, di certo non la svendo come te. >> << Mi hai presa per una puttana? >> mi domandò molto irritata e le risposi << Per come ti stai comportando, certamente. >> Sbuffò e mi lanciò il mazzo di chiavi. Ciò mi parve molto strano. Presi le chiavi e mi liberai dalla manetta, guardando Caitlyn attentamente. Sembrava molto arrabbiata, ma in un certo senso anche triste, così mi avvicinai << Ehi... >> sussurrai e le accarezzai la guancia. Scoppiò in lacrime e mi sedetti al suo fianco, abbracciandola << Non fare così! Uff scusami, davvero. >> e le asciugai le lacrime. Che cosa avevo fatto? La sua espressione addolorata mi faceva sentire un mostro. Dopo un po’ comparve sul suo viso un sorriso. Capii che era tutto un inganno e mi ammanettò di nuovo a se. Rimasi sorpresa perché non me l’aspettavo. Quella ragazza era un’attrice nata e scocciata esclamai << Perché mi ammanetti sempre a te?! >> e mi rispose << Perché così non scappi. Ovvio. >>
    La guardai e le dissi << Cavoli tuoi. >> e mi avvicinai a lei, baciandola e sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe, dicendole << Visto che mi hai presa, adesso ti prenderò io e questa volta non mi importa, cara.m>> e per quanto provò a dibattersi un po’, si vedeva che lo voleva anche lei, infatti mi guardava con quelle guance rosse e quell’espressione quasi per dire "sto aspettando" così non la feci aspettare oltre e le diedi ciò che voleva. Fu la notte più bella della mia vita, davvero un momento da ricordare, soprattutto l’espressione che fece quando la mattina seguente riuscii a liberarmi e la legai a letto proprio con le sue manette. Me ne stavo vicino alla finestra mezza nuda mentre lei si era appena svegliata. << Buongiorno. >> le sorrisi e mi avvicinai dandole un bacio per poi riallontanarmi << Che bel risveglio, non trovi? >> mi guardò con tantissimo odio e rispose << Per niente! Come ti permetti?! >> Alla sua risposta scoppiai a ridere di gusto << Cosa? Come mi permetto io? Tu l’hai fatto due volte e mi dici queste cose? Be’ te lo meritavi. Insomma adesso mia cara chissà chi verrà a liberarti. >>
    Me ne stavo seduta al suo fianco ad accarezzarle la gamba, quando all’improvviso arrivò Vii, un’ex criminale che Caitlyn aveva fatto diventare buona, chissà come. Aveva i capelli di un rosa acceso alla punk e due grandi mani robotiche che sembravano potesse stritolare qualsiasi cosa. Aveva spalancato la porta, quasi come se fosse urgente. Forse c’era stato un nuovo crimine e doveva avvertirla ma ciò non importava perché adesso ero nei guai. Era rimasta impietrita a guardarci con occhi spalancati. Una sporca assassina di Noxus con lo sceriffo di Piltover. << Tu! Io ti ammazzò! >> ero già saltata dal letto e mi ero avvicinata alla finestra. Che brutta situazione in cui mi ero cacciata, però mi piaceva scaldare una situazione che già lo era di per se << Quando ti ho definita puttana, ti eri anche lamentata. Metti spesso le corna alla tua ragazza? >> Guardai Caitlyn di poco e mi gridò << Certo che no! Noi due non stiamo insieme! >> in quel frangente in cui mi ero distratta, mi arrivò un pugno in pieno volto. Un dolore atroce, mi fece vedere le stelle e svenni insieme al sangue che mi usciva per il naso. Quel pugno segnò un altro sbaglio che avevo commesso nel corso della mia vita. Non avevo nessun segno che me lo ricordasse, per fortuna. Era già tanto sopportare per me, quella cicatrice che avevo sull’occhio.

    Due anni dopo...

    Mi ritrovai di nuovo a Piltover, per mia sfortuna, a causa di una missione per Noxus. Decisi allora di andare a trovare Caitlyn anche se sapevo che avrei ottenuto molti schiaffoni. Era una giornata invernale con la neve che colorava di bianco le strade. Indossavo una mantellina con il cappuccio, per proteggermi dal freddo e bussai alla sua finestra. C'era il fuoco acceso nel camino e una sagoma si alzò dal divano. Caitlyn era cresciuta e sembrava ancor di più una donna, con i capelli allungati e i tratti più delineati. Mi guardò con aria sorpresa ma in un certo senso arrabbiata e mi puntò il fucile contro. La salutai con la manina mentre tremavo dal freddo e la guardavo con occhi da cucciolo. Dopo un po' sospirò e mi fece entrare continuando a tenermi puntata con il fucile. Non badai molto alla sua arma e la abbracciai << Cait-chan... Come stai? >> Cercò di spintonarmi ma poi si arrese, chiedendomi << A te che importa? E poi che ci fai qui? >> << Volevo venire a trovarti. >> La mia voce era dolce e sincera << Mi dispiace per ciò che ho fatto l'ultima volta che sono stata qui ma ero arrabbiata. Grazie per avermi portata da Akali. >>
    Mi diede uno schiaffo dietro la testa e poi mi attirò meglio a se, sussurrandomi all'orecchio << Stupida... >> Era molto triste, così le tolsi il cappello e mentre le accarezzavo i capelli, cercai le sue labbra con le mie. Erano così morbide come petali e le misi le braccia al collo, per poi dirle << Allora non sono solo io che sentivo la tua mancanza. >> Caitlyn arrossì e sorridendo, la portai al divano vicino al camino. Le dichiarai che quella notte che avevo passato con lei, era stata la migliore della mia vita e che avrei voluto finisse in modo diverso anche se lei era lo sceriffo. Caitlyn sembrava felice e mi baciò di nuovo, dicendomi a fior di labbra che ci avevo messo troppo tempo per ritornare. Stavo rivivendo la stessa notte di due anni fa, ma questa volta sul divano, con il fuoco che colorava la nostra pelle di un arancio tenue, mentre il calore ci avvolgeva. La seconda volta era stata migliore della prima anche perché nessuno ci aveva disturbate. Restammo strette sotto una coperta a guardare il fuoco. Fu così che iniziò la nostra relazione problematica ma felice.


    franzau96 - //

    Edited by Nezumi - 27/3/2013, 16:42
     
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  2. -Nemesis-
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    User deleted


    Nome Utente: -Nemesis-
    Titolo One Shot: La Nascita
    Testo One Shot:
    Era abbastanza presto quando Riha decise di alzarsi, le abitudini erano dure a morire, soprattutto dopo un matrimonio; la ragazza dai lunghi capelli blu sorrise...”matrimonio”...finalmente aveva sposato l'uomo della sua vita. La tenue luce del sole la colpì in viso e rapida preparò il tè mattutino, il suo amato si sarebbe svegliato di li a poco e sarebbe partito per la ronda del giorno; la guerra non perdonava e la patria, Ionia, aveva bisogno di tutti i soldati possibili per resistere. Passi possenti fecero scattare Riha che si voltò per osservare, con i suoi incantevoli occhi ocra, l'uomo che stava giungendo; la robusta e muscolosa corporatura era accompagnata da un volto delicato e serio, i capelli corti e castani come la dura terra, lisci come le foglie, ornavano quegli occhi azzurro cielo.
    -Buongiorno Shinjo...- disse la giovane baciandolo ed abbracciandogli il petto ancora nudo.
    -Ben sveglia amore- l'uomo sorseggiò con gusto il tè, poi si alzò e si preparò per la ronda; avvolse tutto il tronco con candide bende,afferrò la pesante armatura e la infilò senza sforzi, infine aprì il grande armadio per prendere la spada e si voltò verso l'amata.
    Lei lo guardò dolcemente e lo salutò come ogni altra volta e appena lui uscì, lei corse alla finestra per guardarlo ancora un ultima volta; pacata cominciò a pulire le tazze ormai vuote, ma un sentimento d'angoscia pervase la sua anima, il cuore batté forte e la gola si chiuse in un groviglio di nodi. Tentò di non pensarci, provò più volte a distrarsi invano e alla fine quello strano presentimento prese forma... un suono, un segno, tutto stava cambiando. Il corno nemico fischiò possente nell'aria e Riha sgranò gli occhi, i nemici erano troppo vicini; lasciò rapida le tazze frantumandole al suolo e corse nella direzione in cui aveva visto scomparire il suo amato.
    -SHINJO!!!!!!!- urlò come mai, invocò il suo nome mille volte, corse, corse, udendo solo lamenti e suoni frastornati, senza mai arrivare. Le gambe le dolevano, i piedi le pulsavano, ogni parte del suo corpo implorava pietà, ma lei non poteva fermarsi; corse a lungo prima di arrivare ai confini di Ionia, ma lo spettacolo che l'attendeva non era dei migliori. L'esercito dei Noxus era già all'orizzonte e i soldati della patria erano solo decoro per il terreno arido; mille cadaveri erano accasciati al suolo, mille famiglie avrebbero dannato quel giorno. Riha si portò le mani alla bocca, tentando di soffocare i forti singhiozzi che le mozzavano il fiato, pregò, invocando ogni divinità, nella speranza di non trovare in quel mare di sangue il suo sposo. Camminò lenta fra i corpi esanime scrutando i volti mutilati e i corpi ormai a pezzi, gli occhi lucidi complicavano solo le cose; vagò per pochi minuti, l'ampia vallata non era decisamente vasta, respirò piano e si avvicinò agli ultimi cadaveri, i più lontani dalla città e dalla fitta selva che si estendeva sulla destra.
    Giunta al penultimo, sull' ala est della radura, soffocò il dolore e crollò al suolo... il suo Shinjo era lì, fermo e freddo al suolo con gli occhi sbarrati; la sua forza non era servita a nulla, il suo coraggio, la sua passione erano stati distrutti dall'ira nemica. Riha lo fissò, gli accarezzò il volto per un ultima volta e poi pianse, oh quanto pianse, pensando ai giorni felici e ad un futuro distrutto; gli occhi si seccarono e più piangeva, più faceva male. -Shinjo... amore - le parole le si bloccarono in gola e furono sostituite da grida di disperazione, il suo cuore era andato in frantumi, i ricordi l'avevano ancorata in una voragine senza fine.
    A stento si sollevò e tremante si allontanò dal corpo, con il kimono sporco di sangue si trascinò ai margini della foresta, ora avrebbe solo voluto morire. Esausta per i pochi passi si buttò al suolo, lasciando che la terra la inghiottisse, ma poi vide la sua piccola speranza; una volpe dalle molteplici code fissava il suo amato. La sorprendente quantità di code poco importava alla giovane, poiché associava quel fenomeno alla follia del momento o semplicemente agli occhi lucidi e gonfi per il pianto; l'animale selvatico intanto si avvicinava sempre più all'uomo, era la sua occasione. Riha decise, si sarebbe lanciata contro l'animale per proteggere e salvare il cadavere del suo compagno e magari, se fosse stata davvero fortunata, sarebbe stata aggredita dall'animale e avrebbe raggiunto il suo amato, grazie alle molteplici ferite.
    La volpe era pronta stava per scattare, una luce dorata avvolse l'animale, Riha si alzò,scattante e sicura, e con uno balzo saltò sulla creatura, che rimase allibita di fronte la figura femminile; l'alone di luce avvolse anche la ragazza, che fu investita da mille emozioni. I corpi si unirono, le coscienze si mescolarono, l'immaginabile si era compiuto; la nuova creatura era nata e svenendo al suolo ricominciò la sua vita.

    La creatura aprì gli occhi, scrutando il cielo che era divenuto color arancio, osservò le sue mani, umide e fangose; pensò molto e concluse che probabilmente aveva piovuto, inoltre il sangue odorava di marcio, puzzava di morte, doveva essere rimasto in stagno per almeno due giorni. Subito si sorprese delle sue notevoli capacità di giudizio, così si mise in piedi e s'interessò del suo nuovo corpo; non ci volle molto per ricordare, si era fusa con un essere umano, ma non con l'individuo che aveva scelto. Un errore, un banale errore di valutazione che le aveva regalato un corpo alto e snello, sicuramente molto attraente. I ricordi della ragazza erano uniti a quella della sua vera essenza, della volpe, e la figura di quell'uomo, steso a terra senza vita, non evocava sentimenti allegri; ora contava solo una cosa, Ahri era tornata.
    Corse via allontanandosi dalla valle e tornando in città, guidata dai ricordi della ragazza; giunse in una piccola casa, molto ordinata e luminosa, si cambiò scegliendo un altro kimono e si specchio notando il suo cambiamento, come i piccoli segni che le marcavano le guance, oppure le nove code che ornavano la sua schiena. Pronta per uscire attese la notte e comprese che il legame con la mortale non era abbastanza forte per resistere una vita intera, doveva trovare vittime per la sua sopravvivenza.
    Molteplici notti vagò per i vicoli delle città, adescando uomini e prosciugando la loro linfa vitale; con il fascino, che solo le mortali possiedono, attirò i maschi umani più possenti ed attraenti, per poi avvolgerli con le lunghe e morbide code e soffocarli assorbendo la loro vita. Era divertente vivere in quel modo, era eccitante la passione di attimi impalpabili, ma non poteva durare a lungo ed Ahri ne era consapevole.
    Una, come le tante altri notti, passeggiò per i vicoli della capitale, fino ad incontrare un uomo molto misterioso; era il sedicesimo giorno di digiuno ed aveva fame, il legame era debole.
    Si avvicinò allo sconosciuto giocherellando con i lunghi capelli ed appena fu abbastanza vicina, scrutò per bene il suo aspetto; i capelli neri coprivano gli zigomi alti e lo scuro cappello nascondeva i suoi occhi. Lui sorrise, l'aveva notata. -Non è buona zona per una fanciulla come voi- disse gentilmente.
    -Non lo è nemmeno per un uomo così affascinante, che potrebbe tranquillamente essere nelle taverne più in voga- rispose rapida con tono seducente. La voce di lui aveva un non so che di familiare per Ahri, ma probabilmente era solo la sua parte umana che si faceva sentire. La creatura si accostò all'uomo e gli accarezzò il braccio possente; subito un brivido le percorse la candida schiena.
    -Chi sei, bell'uomo?- lui sorrise compiaciuto.
    -Tutti mi chiamano Twisted Fate... ma tu, beh tu chiamami Dylan- Nome falso ovviamente, ma era assolutamente scontato, nessuno avrebbe fornito il proprio nome ad una sconosciuta incontrata in un vicolo. Lei inarcò le labbra soddisfatta e gli si mise davanti, affondando le mani nella sua camicia; sospirò lievemente e gli baciò il collo. Lui si rilassò, divaricando leggermente le gambe e stringendola a sé con le muscolose braccia. Nonostante l'apparente esile corpo era esile e veloce, infatti scattò ribaltando la situazione; Ahri si ritrovò con le spalle contro la parete del vicolo e lui che la teneva ferma in una dolce presa, così che le code di lei fossero bloccate. La creatura non si arrese, aveva fame; sinuosa come un serpente fece scivolare una mano sotto al mento di “Dylan” e mirò subito al cappello, voleva vedere il volto di lui. Quando lo sollevò , bastò poco per poter scrutare gli occhi e Ahri scattò per lo stupore; quelle iridi, mix tra l'azzurro ed il rosso, le facevano male, così male che non poteva guardarli, così male che sembravano essere un ricordo. Mentre accarezzava la figura di lui con le bianche punte delle code, un solo nome le riempì la mente, Shinjo. Presa dall'istinto puro scattò in avanti ed, ignorando le conseguenze, lo baciò, lasciando affondare le proprie candide labbra in quelle dell' uomo.
    Dylan si godette il momento, poi scattante si allontanò da lei ...-Ci rivedremo presto-...disse e se ne andò, lasciando sola la povera Ahri, in preda a rimorsi e dolori incomprensibili, sentimenti contrastanti. Non aveva nutrito la sua magia, rendendo il legame ancora più debole, non aveva reagito secondo azioni logiche, ma solo secondo istinto; non vi era alcun dubbio, la parte umana aveva preso il sopravvento spinta dai ricordi. Non poteva continuare così, non poteva assassinare tutti gli uomini che incontrava, la situazione doveva cambiare. Rapida decise di fuggire lontano, via da ogni vivente e da ogni pensiero, e di trovare un posto dove placare la coscienza, che aveva ancora vita in sé.


    Edited by -Nemesis- - 10/3/2013, 18:10
     
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    inizio ad iscriverti^^
     
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  4. franzau96
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    Ho visto soltanto ora il post riguardante questo contest... beh, vedo che c'è un solo concorrente, se si fa qualcosa fammi sapere che m'iscrivo di sicuro anch'io ;)
     
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    si dovrebbe fare qualcosa, solo che le altre due persone che si dovevano iscrivere hanno avuto dei problemi con la scuola e quindi sono in ritardo, ma dovrebbero iscriversi tra dei giorni^^
     
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  6. Sousei seki
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    Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto molti compiti in questo periodo :S
    Nome Utente: Sousei Seki
    Titolo One Shot: Tought of two sister
    Testo One Shot:
    Morgana si guardò attorno, confusa, per poi avviarsi verso quella che sarebbe stata la sua nuova casa, Runeterra. Non sapeva molto di quel posto. In realtà, non ne sapeva quasi nulla. Sapeva che era abitato da strane creature, ma le sue conoscenze si fermavano a quello.
    Alle sue spalle, vi era la sua vera casa, dove non poteva più tornare. Lì c'erano la sua famiglia, i suoi amici, la sua vita.
    Lì c'era sua sorella, Kayle.
    A quel pensiero, Morgana si fermò, quasi sentendo le sue ali lacerarsi di nuovo. Era lei quella a cui aveva sempre guardato. Era stata lei a fare da giudice, giudicante e boia. Kayle le aveva squarciato le ali, disconoscendola come sua sorella, e indicandola, invece, come sua nemica.
    Aveva solo tentato di salvare delle vite. Morgana riconosceva che non era innocente, che la sua magia non era 'pura e luminosa' come quella di Kayle. Ma ciò non aveva mai intaccato il loro rapporto. Non fino a quel momento.
    Si stava nascondendo dalle truppe di Kayle. Era andata in quelle lande solo per cercare un libro, quando aveva visto una madre tentare si salvare suo figlio. Quella scena le aveva fatto aprire gli occhi. Quella guerra stava durando da troppo, e stava causando morti inutili da entrambe le parti.
    Non erano solo loro ad essere feriti. Quelle creature che Kayle spacciava per 'malvagie' avevano un cuore e dei valori simili ai loro. Non poteva permettere a quella inutile guerra di andare avanti. Doveva trovare il modo far ragionare Kayle.

    A quel ricordo sorrise, un sorriso storto e triste. Kayle l'aveva sentita, ma non l'aveva ascoltata davvero. Le aveva detto di smettere di proseguire i suoi studi e i suoi stupidi ideali, e di non preoccuparsi.
    Per lei, Kayle era sempre stata sua sorella, si erano sempre protette e difese a vicenda, quando erano piccole. Ma era passato tempo da quei giorni. La guerra aveva corrotto Kayle, eppure, mentre la esiliava, aveva visto una sorta di silente scusa negli occhi di Kayle.
    Nonostante ciò, non riusciva a trovare il modo di giustificare le sue azioni. L’aveva privata della libertà di volare e di scelta, rendendola simile a qualunque altro. Con quei tristi pensieri, si diresse verso quel mondo a lei sconosciuto.


    Kayle guardò la figura della sorella sparire all’orizzonte, prima di riporre la spada insanguinata del suo sangue. No, non era più sua sorella. L’aveva ripudiata davanti a tutti, e con quali accuse? Solo quella di avere un’idea diversa. Era stata una stupida.
    Ma doveva farlo. Morgana si stava mettendo in pericolo da sola, e lì non era più al sicuro, ormai. Però non sarebbe neanche stata al sicuro lì fuori.
    Kayle si diresse verso i suoi alloggi, con un peso opprimente in petto. Guardò il corridoio vuoto, provando un senso di smarrimento a non trovare Morgana ad aspettarla, trovandola a leggere un libro. Trovava confortante quella routine quotidiana, ma aveva sempre fatto credere a tutti, Morgana inclusa, che quel comportamento le desse fastidio.
    ‘Non è neanche passata un’ora, e già mi sto pentendo di averla cacciata. Mi avevano chiesto di proteggerla, e l’unica cosa che sono stata in grado di fare è stata mandarla in un luogo sconosciuto.’ In quei giorni, pressata dalle altre sfere che volevano che cacciasse la sorella, aveva trattato male Morgana, senza aver cura dei suoi sentimenti, trattandola come un animale indifeso. E la reazione della sorella non si era fatta attendere. Le aveva dimostrato di avere degli artigli affilati, sfidandola apertamente davanti a tutti.
    Se fossero state in privato, avrebbe ragionato con calma e avrebbe fatto finta che nulla fosse successo. Ma non erano in privato. Morgana, sfidandola apertamente, l’aveva costretta a reagire, e lei non poteva chiudere un occhio. Farlo avrebbe significato essere deboli e, ad un passo della vittoria, non poteva permetterselo. Arrivata in camera, si tolse l’armatura, buttandola in un angolo, senza neanche badare a pulirla. La spada fece ben presto la stessa fine, e l’angelo si stese sul letto matrimoniale aveva sempre ospitato lei e, spesso, anche la sorella.
    Chiuse gli occhi, tentando di prendere sonno, senza riuscirci. Si rigirò nel letto, cercando una posizione confortevole, senza trovarla. Solo dopo un po’ si rese conto che, inconsciamente, stava cercando Morgana.
    Ma lei non è più qui. Se n’è andata, e non tornerà mai più.
    Le sue lacrime bagnarono il cuscino, senza che lei tentasse di fermarle, anzi, ne aveva bisogno.
    Voleva andare da Morgana, voleva dirle che aveva sbagliato ad esiliarla e a ferirla. E l’avrebbe fatto. Eppure, non poteva lasciare la sua patria in balia dei nemici. Se voleva andarsene, doveva vincere la guerra.



    Il nuovo campione della lega sospirò, mettendosi una mano tra i capelli. Era finalmente lì, dopo tanti problemi, e la prima cosa che faceva era quasi ammazzare la persona per cui era entrata nella lega. Non si erano riconosciute. E come avrebbero potuto? Entrambe erano cambiate così tanto dall’ultima volta che si erano viste. Maledì gli invocatori, che avevano giocato questo brutto tiro. E maledì se stessa per essere stata così stupida da non notare che quella era sua sorella. Kayle si guardò allo specchio, notando la sua somiglianza con Luxanna, somiglianza causata dalla mancanza delle ali. Infatti, lei le aveva perse nell’ultima battaglia, quando aveva vinto la guerra. Però, con essa sembrava aver perso anche l’aureola. Non che gliene importasse più di tanto.
    Ripensò al match a cui aveva partecipato poco prima. Era andata nella linea di mezzo, dato che era abituata a combattere da sola. Il campione nemico – una donna dai capelli porpora e occhi dello stesso colore – non le diceva nulla. Eppure, avrebbe dovuto capirlo dalle ali mal ridotte, che era lei. Appena aveva compreso come si muoveva il suo nemico, non aveva trovato problemi a costringerla sotto torre. Più di una volta l’aveva fatta arretrare ferita, e non se n’era pentita. Il senso di colpa era arrivato solo quando i suo compagni di squadra si erano complimentati con lei perché riusciva a tener testa a Morgana.
    Si era oscurata in viso, ma non si era fermata, pur se aveva perso la voglia di combattere, seguendo la voce dell’evocatore che la guidava.
    Uscì dalla sua camera, sentendo un improvviso bisogno di aria fresca e, vagando in giro per la lega, riuscì a trovare un giardino. Questo le ricordava casa e sorrise, iniziando ad esplorarlo con calma. Mentre camminava, notò una figura a lei familiare dormire sotto un albero, con un libro tra le mani. ‘Morgana… non cambierai mai, non è così?’ pensò la bionda, avvicinandosi senza far rumore, per poi toglierle il libro tra le mani per poggiarlo a terra, come aveva sempre fatto in passato. Si sedette al suo fianco, accontentandosi semplicemente di guardarla dormire. Sapeva che, se la sorella fosse stata sveglia, non le avrebbe concesso di restare al suo fianco. Però, Kayle si accontentava anche di rimanere al suo fianco mentre dormiva, pur di starle vicino.

    Morgana si risvegliò mentre il sole tramontava. Si guardò attorno, come cercando qualcuno, ma non vide nulla: era sola, ma, mentre dormiva, le era sembrato che qualcuno stesse vegliando il suo sonno per proteggerla. Guardò il libro, messo a terra e con una foglia a tenere il segno. C’era solo una persona in tutto il mondo che aveva quest’abitudine, ma ciò provava solo che lei era stata lì. Sorrise tra se e se, contenta, sotto sotto, che la sorella fosse lì. Non le importava se si sarebbero scontrate innumerevoli volte. Se Kayle era lì, voleva dire che era viva. Voleva dire che le voleva bene.
     
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    Finalmente ti sei iscritta u.u ora ti aggiungo cara
     
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  8. Genesy94
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    eccomi anch'io xD
    Nome Utente: Genesy94
    Titolo One Shot: La rosa di Noxus e la cappellaia matta
    Testo One Shot:
    Avevo deciso di andare a Piltover per conoscere il famigerato sceriffo della città, Caitlyn. Era temuta da tutti e continuava ad arrestare i criminali tranne uno, ma questi erano dettagli. Per precisare, mi trovavo da quelle parti anche per assassinare un uomo ma era un incarico troppo noioso. Piltover era una cittadella piccola dove tutti conoscevano tutti, così decisi di andare nella prima taverna che vidi per chiedere alcune informazioni, l'unico problema era l'uomo che si trovava seduto sulla panchina all'entrata, Garen. Era un fottuto paladino di Damacia che aveva preso una cotta per me, un vero colpo di fulmine ed era il mio incubo peggiore << Katarina... >> sussurrò il mio nome con quell'aria da pesce lesso. Si alzò, mentre io me la diedi a gambe. Lui iniziò a corrermi dietro. Correvo per i vicoletti di quella cittadella, urlando irata << Finiscila di seguirmi! Ma che diamine vuoi da me?! >> Svoltai un angolo e mi sentii tirare da qualcuno in un edificio. Mi ritrovai una splendida ragazza che indossava un cappello buffo che mi guardava. Aveva i capelli neri e lunghi e un viso dolce, con due grandi occhi castani. << Presa! >> Al primo momento non capii il vero significato di ciò che voleva dirmi ma poi mi accorsi che mi aveva ammanettata << C-Cosa?! Ma che diamine! Toglimi subito queste manette! >> esclamai arrabbiata. Lei mi guardò con aria alquanto sconvolta per prendermi in giro e poi mi rispose con voce provocatoria << Perché dovrei farlo?... >> Sospirai con aria affranta, poi la buttai contro il muro e le bloccai le mani sotto le mie << Altrimenti... Altrimenti ti prenderò io in un modo diverso >> e le infilai una gamba in mezzo alle sue. Ero proprio curiosa della sua reazione e anche se un po' scontata, emise un urlo che fece allarmare Garen che mi stava ancora cercando, giusto come era nei miei piani e sfondò la porta, gridando << Damacia! >> sembrando un turbine violento. Usai il suo attacco per rompere la catena che mi teneva legata a Caitlyn. Scappai dalla finestra << Grazie... tesoro! >> e feci un occhiolino rivolto a Caitlyn solo che Garen era così emozionato che sembrava stesse per svenire. Durante la giornata mi informai sull'edificio dove ero stata e scoprii che era la casa di Caitlyn. Avevo ancora la manetta attaccata al polso, così la sera bussai alla sua finestra, quella del secondo piano. Mi guardava dai vetri con aria scocciata, mentre io me ne stavo fuori a morire dal freddo. Indossava una camicia da notte aderente che lasciava molta immaginazione << Apri! >> esclamai stizzita, mentre lei con un sorrisetto continuava a guardarmi, poi si decise ed aprì. Entrai, tenendomi a distanza di sicurezza << Insomma, che scortese lasciare fuori un ospite. >> le dissi, sistemandomi una ciocca di capelli e guardandola con aria di superiorità. << Ospite indesiderato. E poi che vuoi da me? Queste? >> mi rispose, facendomi vedere un mazzetto di chiavi che si infilò in mezzo ai seni << Perché non le vieni a prendere? >> La guardai di sottecchi, molto indecisa su ciò che dovevo fare e sul fatto che potesse essere una trappola. << Mi stai prendendo in giro?... >> le domandai e lei con quel sorrisetto malizioso, si andò a stendere sul letto rispondendomi con aria provocatoria << Le occasioni si colgono al balzo e questa è un occasione d'oro... >>
    La guardai e deglutii << Credi di essere tanto bella? Sei proprio modesta. >> e con un colpo di mano, scossi la mia chioma ramata per fare più effetto << Io, Katarina di Noxus, di certo non la svendo come te. >> << Mi hai presa per una puttana? >> mi domandò molto irritata e le risposi << Per come ti stai comportando, certamente. >> Sbuffò e mi lanciò il mazzo di chiavi. Ciò mi parve molto strano. Presi le chiavi e mi liberai dalla manetta, guardando Caitlyn attentamente. Sembrava molto arrabbiata, ma in un certo senso anche triste, così mi avvicinai << Ehi... >> sussurrai e le accarezzai la guancia. Scoppiò in lacrime e mi sedetti al suo fianco, abbracciandola << Non fare così! Uff scusami, davvero. >> e le asciugai le lacrime. Che cosa avevo fatto? La sua espressione addolorata mi faceva sentire un mostro. Dopo un po’ comparve sul suo viso un sorriso. Capii che era tutto un inganno e mi ammanettò di nuovo a se. Rimasi sorpresa perché non me l’aspettavo. Quella ragazza era un’attrice nata e scocciata esclamai << Perché mi ammanetti sempre a te?! >> e mi rispose << Perché così non scappi. Ovvio. >>
    La guardai e le dissi << Cavoli tuoi. >> e mi avvicinai a lei, baciandola e sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe, dicendole << Visto che mi hai presa, adesso ti prenderò io e questa volta non mi importa, cara.m>> e per quanto provò a dibattersi un po’, si vedeva che lo voleva anche lei, infatti mi guardava con quelle guance rosse e quell’espressione quasi per dire "sto aspettando" così non la feci aspettare oltre e le diedi ciò che voleva. Fu la notte più bella della mia vita, davvero un momento da ricordare, soprattutto l’espressione che fece quando la mattina seguente riuscii a liberarmi e la legai a letto proprio con le sue manette. Me ne stavo vicino alla finestra mezza nuda mentre lei si era appena svegliata. << Buongiorno. >> le sorrisi e mi avvicinai dandole un bacio per poi riallontanarmi << Che bel risveglio, non trovi? >> mi guardò con tantissimo odio e rispose << Per niente! Come ti permetti?! >> Alla sua risposta scoppiai a ridere di gusto << Cosa? Come mi permetto io? Tu l’hai fatto due volte e mi dici queste cose? Be’ te lo meritavi. Insomma adesso mia cara chissà chi verrà a liberarti. >>
    Me ne stavo seduta al suo fianco ad accarezzarle la gamba, quando all’improvviso arrivò Vii, un’ex criminale che Caitlyn aveva fatto diventare buona, chissà come. Aveva i capelli di un rosa acceso alla punk e due grandi mani robotiche che sembravano potesse stritolare qualsiasi cosa. Aveva spalancato la porta, quasi come se fosse urgente. Forse c’era stato un nuovo crimine e doveva avvertirla ma ciò non importava perché adesso ero nei guai. Era rimasta impietrita a guardarci con occhi spalancati. Una sporca assassina di Noxus con lo sceriffo di Piltover. << Tu! Io ti ammazzò! >> ero già saltata dal letto e mi ero avvicinata alla finestra. Che brutta situazione in cui mi ero cacciata, però mi piaceva scaldare una situazione che già lo era di per se << Quando ti ho definita puttana, ti eri anche lamentata. Metti spesso le corna alla tua ragazza? >> Guardai Caitlyn di poco e mi gridò << Certo che no! Noi due non stiamo insieme! >> in quel frangente in cui mi ero distratta, mi arrivò un pugno in pieno volto. Un dolore atroce, mi fece vedere le stelle e svenni insieme al sangue che mi usciva per il naso. Quel pugno segnò un altro sbaglio che avevo commesso nel corso della mia vita. Non avevo nessun segno che me lo ricordasse, per fortuna. Era già tanto sopportare per me, quella cicatrice che avevo sull’occhio.

    Due anni dopo...

    Mi ritrovai di nuovo a Piltover, per mia sfortuna, a causa di una missione per Noxus. Decisi allora di andare a trovare Caitlyn anche se sapevo che avrei ottenuto molti schiaffoni. Era una giornata invernale con la neve che colorava di bianco le strade. Indossavo una mantellina con il cappuccio, per proteggermi dal freddo e bussai alla sua finestra. C'era il fuoco acceso nel camino e una sagoma si alzò dal divano. Caitlyn era cresciuta e sembrava ancor di più una donna, con i capelli allungati e i tratti più delineati. Mi guardò con aria sorpresa ma in un certo senso arrabbiata e mi puntò il fucile contro. La salutai con la manina mentre tremavo dal freddo e la guardavo con occhi da cucciolo. Dopo un po' sospirò e mi fece entrare continuando a tenermi puntata con il fucile. Non badai molto alla sua arma e la abbracciai << Cait-chan... Come stai? >> Cercò di spintonarmi ma poi si arrese, chiedendomi << A te che importa? E poi che ci fai qui? >> << Volevo venire a trovarti. >> La mia voce era dolce e sincera << Mi dispiace per ciò che ho fatto l'ultima volta che sono stata qui ma ero arrabbiata. Grazie per avermi portata da Akali. >>
    Mi diede uno schiaffo dietro la testa e poi mi attirò meglio a se, sussurrandomi all'orecchio << Stupida... >> Era molto triste, così le tolsi il cappello e mentre le accarezzavo i capelli, cercai le sue labbra con le mie. Erano così morbide come petali e le misi le braccia al collo, per poi dirle << Allora non sono solo io che sentivo la tua mancanza. >> Caitlyn arrossì e sorridendo, la portai al divano vicino al camino. Le dichiarai che quella notte che avevo passato con lei, era stata la migliore della mia vita e che avrei voluto finisse in modo diverso anche se lei era lo sceriffo. Caitlyn sembrava felice e mi baciò di nuovo, dicendomi a fior di labbra che ci avevo messo troppo tempo per ritornare. Stavo rivivendo la stessa notte di due anni fa, ma questa volta sul divano, con il fuoco che colorava la nostra pelle di un arancio tenue, mentre il calore ci avvolgeva. La seconda volta era stata migliore della prima anche perché nessuno ci aveva disturbate. Restammo strette sotto una coperta a guardare il fuoco. Fu così che iniziò la nostra relazione problematica ma felice.


    Edited by Nezumi - 24/3/2013, 13:08
     
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  10. franzau96
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    Intanto allora mi iscrivo, posterò la one shot entro il 2 ^^
     
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